Papa Francesco, con l’enciclica “Fratelli tutti” lancia oggi al mondo un grido: è tempo di fraternità e amicizia sociale.
È Un messaggio che non ha frontiere. Ci raggiunge tutti perché chiamati a ricostruire in noi l’umano, cioè il soffio vitale che ci fa sentire tutti ‘figli’ di un Dio che ama.
La scuola ha un suo linguaggio per raccogliere questo grido che ha percorso i secoli con San Francesco, patrono d’Italia e d’Europa.
Da tempo la scuola parla di softskills, cioè di competenze umane di relazione e impegno. Non si tratta solo di buona educazione e neppure di bella figura. Si tratta di imparare piano piano come vivere le nostre differenze e accoglierle, per costruire una cultura di pace.
Inoltre, si è tornati a parlare di competenze di cittadinanza, cioè la scuola nei suoi percorsi didattici mette al centro la ricerca del bene comune e l’impegno di educarci ad avere cura dell’altro e del creato.
Se la scuola diventa davvero palestra di pace saprà declinare questo grido all’amore, a una “fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita”.